Voglio dare voce ai cittadini di Chiaiano
come me, a quel popolo invisibile e laborioso
che non è capace di scendere in piazza
a gridare la sua rabbia. A quelle persone
che ogni giorno vivono il disagio di una periferia
abbandonata e senza regole, dove l'antica
consuetudine del rispetto e della solidarieta
e stata sopraffatta dalla maleducazione e
dall'egoismo. Voglio esprimere l'offesa che
si reca al mio paese (cosi lo voglio chiamare)
quando vedo torme di motorini in sosta sui
marciapiedi insieme ad auto e a mercanzia
esposta da qualche negoziante scostumato.
Il tutto nella piu totale indifferenza dei
rari tutori dell'ordine. Per non parlare del
mercatino rionale che si svolge il sabato
mattina e che paralizza una intera zona del
quartiere, i cui residenti sono letteralmente
prigionieri in casa loro. Nessun rispetto
delle regole, nessuna contrawenzione, nessun
controllo. E' questa l'attenzione che le istituzioni,
in primo luogo il Comune, riservano ai cittadini
di Chiaiano? Sono questi solo alcuni esempi,
peraltro tra i meno gravi, del degrado in
cui viviamo, ma credo siano sufficienti a
fare la differenza con gli altri quartieri
della città, che, pure tra tante inefficienze,
riescono a far rispettare certe regole minime
di convivenza. Non ho parlato delle rapine
in pieno giorno o dei continui atti di bullismo,
perche purtroppo questi sono fenomeni comuni
a tutta la città.
Sono state istituite le municipalità
e Chiaiano, confinante con i suoi Uniti con
la città collinare, è stata
aggregata a Scampia e la scelta è stata
fatta senza alcuna possibilità di intervento
da parte della cittadinanza.
Non che la cosa ci disturbi da un punto di
vista sociale, ci mancherebbe altro, ma, essendo
i problemi di Scampia così importanti
e drammatici, è logico che le attenzioni
e le risorse siano piu rivolte a Scampia che
a Chiaiano. Se fossimo stati aggregati all'Arenella,
i nostri sarebbero stati i problemi preminenti
e sicu-ramente avremmo avuto maggiore considerazione
nell'ambito della municipalità.
Ebbene adesso a me, cittadino trascurato e
vessato in ogni modo, si chiede o meglio si
impone il sacrificio del mio quartiere per
il bene di rutti gli altri. Mi si vuole fare
accettare lo scempio del mio territorio e
di ciò che resta delle mie campagne,
della mia aria e delle mie radici per risolvere
un problema che turpi interessi e colpevoli
inefficienze hanno fatto arrivare a questo
punto di gravita estrema. Mi si chiede buona
volonta e ragionevolezza, affinchè
lo Stato affermi la sua autorità e
metta fine in modo definitivo a questa tragedia.
Mi chiede collaborazione quello Stato che
non mi ha permesso neanche di camminare liberamente
per le strade del mio paese. Non ci stò
e sento pesante l'unica colpa che riconosco
a me e a tutti i cittadini come me: quella
di aver troppo a lungo sopportato e di non
essere stato capace di scendere in piazza
a pretendere con forza il rispetto che e dovuto
a me e alla mia terra.
Biagio Festa