La
Sanità nel periodo borbonico
I concetti di Sanità Pubblica, Pubblica Assistenza e
Sicurezza Sanitaria, così come oggi intesi sono di una lenta
armonizzazione e di un progressivo ampliamento delle conoscenze,
acquisite nel corso di secoli di sperimentazioni, volti al
miglioramento delle condizioni di vita dei popoli. Volendo analizzarne
l'evoluzione, appare chiaro che fino al XVIII secolo circa, il concetto
di "assistenza" in ambito sanitario è strettamente legato a
quello di "carità", con gli Ospedali e le Opere Pie che
cercano di porre rimedio alle mancanze dei governi.
Tuttavia "bisogna ricordare che la non visibilità, la non
palpabilità e la non sensibilità di una cosa non
sono per questo prove assolute della sua non esistenza" (Amadou
Hampaté Ba), se dunque i Governi non sembrano, fino a
quest'epoca, interessati a garantire la pubblica salute, vero
è che non mancano esempi di provvedimenti governativi volti,
ad esempio, ad arginare la diffusione di epidemie (controllo di merci,
quarantene, ecc). Quello che sembra mancare, al di là dei
provvedimenti dettati da particolari condizioni, è piuttosto
la presenza di una forte rete assistenziale professionale (dunque
garantita da medici, non da frati), almeno fino ai primi decenni del
XIX secolo.
Analizzando l'organizzazione della sanità pubblica nei vari
Stati preunitari, appare evidente come alcuni di questi (Stato
Pontificio, Regno delle Due Sicilie) avevano una rete capillare di
controllo e assistenza in ambito sanitario, ben superiore ad altri
(Regno di Sardegna, Lombardo-Veneto), le cui attenzioni erano
evidentemente rivolte altrove. Venendo a noi, il primo documento
pervenuto riguardante provvedimenti di Sanità Pubblica nel
Regno delle Due Sicilie risale al 1749, allorchè il Senato
di Palermo pubblica uno studio sull'epidemia di peste che nel 1743
aveva colpito la città di Messina e propone eventuali misure
di protezione e lìistituzione di cordoni sanitari portuali.
La tragicità degli eventi spinge infatti gli organi preposti
alla sicurezza sanitaria ad investigare sulle possibili misure da
adottare per scongiurare, in futuro, eventi di sì vasta
portataGli studi della Commissione saranno ripresi nel 1751 e
porteranno alla pubblicazione di una Prammatica di Re Carlo III,
Istruzioni Generali in materia di sanità, in cui si riforma
l’organico della deputazione, si ribadiscono in maniera
più chiara rispetto al passato i controlli necessari e,
soprattutto, si comincia a distinguere il controllo sanitario sul
transito via mare da quello via terra.
Bisognerà tuttavia aspettare il XIX secolo per avere le
prime istruzioni riservate alla sanità marittima e ben
distinte da quelle di polizia urbana. In particolare, nel 1817 il Re
Ferdinando I formula un Regio Decreto, trasformato poi in Legge nel
1819, "volendo che in tutta la estensione de' nostri reali dominj, il
servizio della pubblica salute sia regolato con principj e motodi
uniformi", che istituisce la figura del Supremo Magistrato di salute
pubblica ed una Soprintendenza generale, dipendenti dal Ministero
dell'Interno; il primo con funzioni deliberative, la seconda con
funzioni esecutive. Il Supremo Magistrato di Sanità,
è composto da dieci Deputati ed un Segretario per i domini
al di qua del Faro e di sei Deputati ed un Segretario per la Sicilia.
Compito principale dei Supremi Magistrati è di deliberare su
tutte le misure generali che la garanzia della salute pubblica esige
nelle diverse circostanze. Uno Statuto penale, successivo,
stabilirà un sistema di controllo sull'operato del
magistero, che sarà ispezionato periodicamente da un
Deputato di nomina regia, l'Ispettore generale.
Ogni Soprintendenza generale è composta dal Soprintendente
generale e dal Segretario generale. Loro compito è di
rendere esecutive le delibere del Supremo Magistrato e di amministrare
i fondi destinati alla sicurezza sanitaria. Affianca il Supremo
Magistrato e la Soprintendenza una Facoltà Medica, composta
di sei professori di medicina, un professore di chimica ed un
architetto, quest'ultimo con il compito di suggerire le misure
logistiche necessarie, ad esempio, per fronteggiare eventuali epidemie.
Vengono inoltre istituite, per quanto riguarda la Sanità
Marittima, le Deputazioni di Salute, divise in quattro classi in base
all'importanza strategica del porto di riferimento (sono di prima
classe le Deputazioni di Napoli, Palermo, Messina e Siracusa), tutti
rispondono del loro operato al Supremo Magistrato. Gli
Intendenti sono considerati come i Direttori di tutto il servizio
sanitario nelle rispettive province, coerentemente con le disposizioni
ricevute dal Supremo Magistrato. Le Deputazioni locali sono
gli ultimi agenti di esecuzione per il servizio sanitario marittimo,
gli ufficiali comunali per il servizio sanitario interno.
Tra i compiti dei Supremi Magistrati vi è quello di
stabilire tutte le misure generali che la garanzia della salute
pubblica esige nelle diverse circostanze. Tutta la loro
attività è sottoposta al regolamento stilato in
un apposito Statuto. (Il lavoro svolto in tali uffici non si
è fermato dopo l'Unificazione ed ha permesso di giungere
alla realizzazione dell’attuale sistema di controlli alle
frontiere da parte delle autorità marittime delle maggiori
città di mare dell'Italia unita.) L'importanza della legge
è evidente. In un'epoca infatti in cui il concetto di Salute
pubblica è ancora acerbo, il re Borbone è il
primo nella futura Italia a dar vita ad una legge organica in materia
di salute (Carlo Alberto di Savoia ci arriverà solo 12 anni
dopo, nel 1831, con la pubblicazione di un Codice di Salute Pubblica).
Al servizio interno della salute pubblica influisce
potentemente l'autorità protomedicale, cui spetta aver cura
che l'arte salutare sia regolarmente esercitata nei vari suoi rami.
L'istituzione del Protomedicato risale al 1530, a capo dell'istituzione
fino al 1844 è posto un Protomedico generale del Regno,
affiancato dai Professori della Facoltà Medica e da un
segretario.
Nelle province, ogni distretto ha un protomedico ed un farmacista, i
quali, con funzioni che dipendono dal protomedicato generale, vegliano
sulla sanità del proprio distretto. Il
Protomedicato Generale vigilerà affinchè ogni
attività connessa alla salvaguardia e tutela della salute
sia svolta da personale qualificato ed autorizzato dalla Regia
Università. Nel 1844 Ferdinando II istituisce la
Commissione Protomedicale, composta dal medico di Camera di S.M. , che
la presiede, da un altro medico, da un chirurgo, due farmacisti ed un
professore di storia naturale. Esso è coadiuvato
nell'esercizio delle sue funzioni da un Segretario Generale e da un
Collegio di farmacisti, nonchè dai Quarantisti (quaranta
speziali scelti fra i migliori della Capitale). In ogni distretto del
Regno vi è un Vice-Protomedico ed uno Speziale visitatore,
dipendenti sempre dal controllo centrale del Protomedico. In questo
modo e grazie anche all'ispezione annuale che si compie per opera della
Commisione Protomedicale e dei Vice-protomedici in tutti i comuni del
Regno, si vigila sulla condotta di medici, farmacisti, droghieri,
speziali, salassatori e di chiunque svolga un'attività
connessa alla salute. Di rilievo l'importanza dell'Ufficio
Vaccinazione, con sede a Napoli, composto di dieci soci ordinarii e due
aggiunti (uno, dunque per ognuno dei 12 distretti della
città), il servizio dei quali è giornaliero e
gratuito. La sua fondazione risale al 1802, quando viene
istituito da Ferdinando I; se si considera che gli esperimenti del
chirurgo Jenner sulla vaccinazione risalgono al 1798, non si
può dire si sia giunti in ritardo alla sua realizzazione.
Da segnalare inoltre la presenza di un Giornale Vaccinico, fondato nel
1804 dal dott. Maglietta, il più antico giornale
specializzato su un tema di interesse medico come quello della
vaccinazione, ricco magazzino di fatti di rilevanza clinica e storica.
Ogni comune ha poi una Giunta Vaccinica, composta dal sindaco, dai
parroci e dal medico condotto che, sempre gratuitamente, fornisce il
servizio. Il medico esercita esentasse, limitandosi a pagare solo
tributi all'atto della concessione dell'esercizio.