II giudice
per le indagini preliminari Rosanna Saraceno
ha parlato di "truffa aggravata, continuata
e tutt'ora in corso di esecuzione". I manager
della Impregilo avrebbero dovuto ritirare la
spazzatura raccolta per strada nei sette impianti
di compostaggio costruiti in tutta la Campania,
trasformare quei rifiuti in Cdr (=com-bustibile
da rifiuti, le cosiddette ecoballe) e bruciare
queste ecoballe "di qualita" nei forai
dei termovalorizzatori in costruzione. E cosi
i manager della Impregilo avrebbero trasformato
le 7mila e 200 tonnellate di rifiuti prodotte
quotidianamente dai campani in energia elettrica
da vendere ad un prezzo triplo rispetto a quello
di mercato. Che e successo? Che le cosiddette
ecoballe non avevano le caratteristiche chimico-fisiche
minime richieste per legge per consentire l'avvio
ai termovalorizzatori delle balle di Cdr (quegli
enormi cilindri di immondizia impacchettata
e incellofanata e poi accantonati dappertutto
in Campania, mostruosi "pacchi" rifilatici
dai furboni pataccari della Impregilo). A coprire
le inadempienze della Impregilo sarebbe stato
Raffaele Vanoli, vicario di Bassolino nella
struttura del Commissariato per l'emergenza
rifiuti, con una apposita ordinanza che avrebbe
"autorizzato" la produzione di Cdr
di qualita nettamente inferiore alle caratteristiche
previste dalla normativa vigente. E cosi si
e giun-ti al sequestro di nove siti di stoccaggio
delle balle di Cdr, con ben tre milioni di ecoballe,
disposto dal gip Rosanna Saraceno, che ha messo
sotto accusa Antonio Bassolino, presidente della
Regione e Commissario delegate all'emergenza
rifiuti, per aver commesso il reato di abuso
d'uf-ficio, avendo firmato alcune ordinanze
con cui "si autorizzavano le piazzole di
siti di stoccaggio" finite sotto sequestro,
e "un 'attivita di discarica a cielo aperto".
Accuse che coinvolgono anche i vertici di Impregilo,
Piergiorgio e Paolo Romiti, Armando Cattaneo,
e gli ex subcommissari per l'emergenza rifiuti
e stretti collaboratori di Bassolino, Raffaele
Vanoli e Salvatore Acampora.
L'Avvocatura distrettuale dello Stato di Napoli
il 20 maggio 2005 notifico un atto di citazione
nei confronti delle societa affidatarie del
servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani
in regime di esclusiva in Campania per il risarci-mento
del danno provvisoriamente quantificato in 43
milioni e 600mila euro; in data 15 marzo 2006
sempre l'Avvocatura dello Stato ha chiesto un
ulteriore risarcimento pari a 415 milioni di
euro.
Logica di profitti e devastazione
ambientale
Per giustificare l'inerzia bassoliniana, Massimo
Paolucci, per lungo periodo vicario del Commissario
per l'emergenza rifiuti, rispose al giudice
che l'interrogava che "era nostra (cioe
sua e degli altri due subcommissari, N.d.A.)
inten-zione raccogliere quante piu informazioni
possibili per poter circostanziare questa diffida
(alle societa affidatarie degli appalti, N.d.A.).
Questo ovviamente non poté materialmente
tradursi in pratica in conseguenza delle dimissioni
del presi¬dente Bassolino". Ma il giudice
ha ironicamente sottolineato che nelle note,
con le quali il com¬missario Bassolino relazionava
periodicamente alla Presidenza del Consiglio
sullo stato della gestione dell'emergenza, nessun
cenno e fatto alle inefficienze delle affidatarie
ed anzi venivano esaltati gli aspetti tecnologici
e gestionali del servizio stesso. Interrogate
il 19 luglio 2006, Bassolino si e giustificato
dicendo di non aver mai saputo dell'esistenza
di una clausola contrat-tuale che imponeva a
Fibe di ricevere comunque i rifiuti solidi urbani
raccolti nella Regione Campania e di smaltirli
e di non aver mai letto il contratto da lui
firmato. Lui firmava contratti milionari, ma
senza conoscere il contenuto di quel che sottoscriveva.
Si fidava ciecamente dell'av-vocato Enrico Soprano,
che esaminava preventi-vamente atti, delibere
e contratti da firmare; per le sue consulenze,
l'avvocato Soprano avrebbe fat-turato 21 incarichi
per un totale di 921mila euro solo per conto
del Commissariato straordinario di governo per
l'emergenza rifiuti.
La mancanza di controlli da parte della strut¬tura
commissariale sulle aziende che gestivano il
ciclo dei rifiuti avrebbe consentito - ritengono
i magistrati titolari dell'inchiesta - comportamenti
scorretti di queste ultime, come la scelta di
siti di discariche o depositi per lo stoccaggio
di ecobal¬le seguendo una logica di profitti,
senza alcun riguardo per l'impatto ambientale.
«Si pensi -argomenta il gip Rosanna Saraceno
- che nei 2002 nei solo territorio di Giugliano
in Campania insistevano I 'impianto di Cdr,
i siti di stoccaggio delle ecoballe, la discarica
pubblica Resit, la discarica Masseria del Pozzo
e sempre in quel contesto la Fibe aveva chiesto
ed ottenuto I'autorizzazione ad aprire anche
la discarica di Settecainati».
Come se non bastasse, «Il fermo degli
impianti e il blocco nella ricezione dei rifiuti
veniva di volta in volta programmato e attuato
quale strumento di pressione nei confronti della
struttura commissariale, costretta a individuare
siti di smaltimento alternativbr, c'e un'intercetta-zione
telefonica tra capi di impianti di Cdr che si
scambiano consigli su "come" fermare
l'afflusso dei rifiuti per scatenare l'emergenza.
Sprechi incredibili
A giudicare dal grande spreco di risorse (due
miliardi di euro), tutta la macchina organizzativa,
che avrebbe dovuto risolvere alle radici il
problema dei rifiuti, ha in realtà lavorato
per l’emergenza. La struttura commissariale
non ha dipendenti diretti, ma in compenso ha
tante sedi: per la sede di via Santa Lucia,
che ha una superficie di circa 430 metri quadrati,
si paga un fitto di circa 7.000 euro mensili:
complessivamente solo per l'affitto dei locali
(perfettamente inutili) il Commissariato spende
ogni anno circa 250mila euro.
La fantasia dei Commissari s'e sbizzarrita in
un modo che ha dell'incredibile: si e creato
per esempio il Pan Spa, un carrozzino di potere
crea¬to da Bassolino, costato 500mila euro,
con 100 dipendenti, poi divenuti 210, il cui
compito sarebbe stato quello di fornire ai cittadini
della Campania "informazioni in materia
ambientale". Altra trovata di Bassolino
il "progetto Sirenetta" (Network e
tecnologia ambientale), costato 9 milioni di
euro, che avrebbe dovuto dotare i camion che
trasportavano i rifiuti di antenna satellitare,
per poterli seguire e sapere dove, come e quando
andavano a sversare l’immondizia. II progetto
Sirenetta, nonostante il costo salatissimo,
non e mai entrato in funzione.
I 2.500 dipendenti, ex lavoratori socialmente
utili, assunti (dal subcommissario Giulio Facchi,
senza rispettare le norme del collocamento)
prima a tempo determinato e poi a tempo inde-terminato,
dei 18 Consorzi di Bacino della Campania, che
si sarebbero dovuti occupare della raccolta
differenziata dei rifiuti, per anni impegnati
a giocare a carte per tutta la giornata "lavorativa",
sono perfino scesi in piazza per chiedere di
guadagnarsi lo stipendio lavorando sul serio!
Il loro costo viene caricato direttamen-te sulla
tassa per i rifiuti, che in Campania e piu salata
che altrove.
Alla data del 12 marzo 2004 solo per la raccolta
differenziata (non effettuata!) il Commissariato
aveva speso 160 milioni di euro.
Disastro sanitario di
proporzioni immense
Purtroppo non si e trattato solo di uno sper-pero
incredibile di risorse economiche: la Campania
ha subito una spaventosa devastazione ambientale
ed un disastro sanitario di proporzioni non
ancora svelate. Non è più un mistero
per nessuno che la pluriennale gestione scorretta
del ciclo dei rifiuti, sia solidi urba-ni che
tossici, e le pratiche eco-mafiose legate a
queste attività, hanno determinato un
disa¬stro che sta influendo in maniera significativa
sulla mortalità della popolazione residente
nelle province di Napoli e Caserta.
L'antica Campania Felix e ormai una grande discarica
a cielo aperto, dove lo smaltimento cri-minale
di rifiuti solidi urbani, tossici e pericolosi
e un affare non solo di camorra, ma anche di
Stato. Negli ultimi anni nel comprensorio flegreo
sono state aperte più discariche dal
Commissariato per l’emergenza rifiuti
di quanti sversatoi abbiano illegalmente riempito
gli uomini del clan dei Casalesi.
Sono state scelte scellerate quelle di aprire
altre tre discariche nel giuglianese tra il
2004 e il 2007, di costruire cinque impianti
per la produ-zione di Cdr tra Caserta e Napoli
(tra il 2000 e il 2004), di realizzare due termovalorizzatori
ad Acerra e Santa Maria la Fossa, più
un terzo a Napoli ed un quarto a Salerno, di
aprire sette siti di stoccaggio "provvisorio"
di ecoballe, seque-strati nell'agosto del 2007
dalla magistratura per¬chè senza
autorizzazione e perchè di fatto erano
discariche che appestavano Paria e inquinavano
le falde acquifere.
II «vero e proprio comitato d'affari che
gestisce - grazie all'alleanza tra organizzazioni
criminali, imprenditoria corrotta e settori
deviati dell 'amministrazione pubblica e della
rappre-sentanza politica (cosi hanno "fotografato"
la situazione le Assise di Palazzo Marigliano)
- una fitta rete di interessi economici legati
alla gestione delle cave, delle discariche e
dello smaltimen¬to dei rifiuti tossici e
urbani» ha compromesso in modo quasi irreparabile
il territorio a cavallo tra le province di Napoli
e Caserta.
Nel "triangolo della morte" formato
dai comuni di Nola, Marigliano ed Acerra, l’indice
di mortalità per tumore e molto più
elevato che nel resto d'Italia ed e conseguenza
diretta dello smaltimento illegale dei rifiuti
nelle discariche abusve della zona. Questo disastro
ha provocato anche la morte di migliaia di ovini
e bovini e di chi li accudiva. Emblematica la
storia di Vincenzo Cannavacciuolo, uno degli
ultimi pastori dell'area nord di Napoli, che
dopo anni di battaglie contro discariche abusive
e legali, in poche settimane è stato
divorato a 59 anni da un tumore; prima di morire,
aveva visto uccidere dai tumori anche le sue
duemila pecore. Confessiamolo: anche noi ci
siamo dimostrati poco attivi nella denuncia
di questo disastro ambientale e sanitario, nella
convinzione che si trattasse di squallidi e
passeggeri episodi di cattiva amministrazione.
Invece hanno stravolto, e forse compromesso
in modo definitivo, il nostro territorio e la
nostra salute.
Soluzioni scellerate
II governo Berlusconi, sulla scia del governo
Prodi, nel tentativo maldestro di "risolvere"
una volta per tutte l"'emergenza rifiuti",
ha compiuto una serie di ulteriori scelte scellerate.
Hanno deciso di aprire una discarica in una
cava fra Chiaiano e Marano, all'interno del
Parco Metropolitano delle Colline di Napoli,
in una zona densamente abitata ed a breve distanza
dalla Zona Ospedaliera, militarizzando l'area.
Questo perche anche Napoli "deve"
avere una discarica! Con dieci discariche e
quattro inceneritori vorrebbero fare della Campania
lo sversatoio d'ltalia.
La soluzione? Bisogna produrre meno rifiuti,
attuare il riciclaggio e la raccolta porta a
porta, ricorrere al trattamento a freddo: in
questo modo i rifiuti da portare in discarica
sarebbero in quantità trascurabile e
non ci sarebbe bisogno di inceneritori, che
producono polveri ultrasottili nocive che nessun
filtro e in grado di eliminare!
II sindaco Iervolino poteva quindi risparmiarsi
l’umiliante passeggiata al termovalorizzatore
di Brescia.
Ed è vergognosa la decisione di consentire
alia Fibe di completare l’impianto di
Acerra, proprio mentre questa societa viene
processata, tra l’altro, per frode in
pubbliche forniture e truffa aggravata ai danni
dello Stato.
Chiste so' sempe chiù pazze!
Non resta che affidarci a San Gennaro e a quella
parte della magistratura che ha conservato onestà
ed amore per il nostro popolo.
Gabriele Marzocco
|