Ormai il
revisionismo sta dilagando e le "carezze" dei fratelli d'Italia non
possono essere più negate o minimizzate, per cui si cerca in
tutti i modi di mettere in risalto i crimini o presunti tali del
governo napoletano. Ad ogni modo tale paragone non ha alcun senso, non
potendosi paragonare un'invasione, senza dichirazione di guerra, di uno
stato formalmente alleato, con operazioni di polizia interne,
seppur eccezionali. Il paragone piuttosto fatelo con il sacco di Genova
o con gli stati d'assedio del 1898. Ma abbiamo voluto chiarire questo
episodio, riportandolo intgralmente dalla cronaca del Comandini,
storico filosabaudo, che per ovvi motivi non aveva alcuna simpatia per
il governo delle due Sicilie.
Leggendo il Comandini "scopriamo" che i liberali furono aiutati da
volgari banditi (i fratelli Capozzoli e Ricci), che il paese fu
distruttto (per poi essere ricostruito nel 1832, con il consenso di
Ferdinando II), ma dopo che erano stati espulsi gli abitanti (notizia
confemata anche dallo stesso Galotti nelle sue Memorie,
ristampate da Galzerano nel 1998); a Pontelandolfo invece le cose
andarono diversamente. Infine la "feroce repressione borbonica" si
concluse con 8 condanne capitali, 7 secondo fonti borboniche.
La rivolta del 1828 descritta
dal Comandini
28, giugno 1828, s.
Mentre in
Salerno la popolazione, sollevatasi, proclama la costituzione francese,
uguale
movimento rivoluzionario estendesi nel Cilento; a Palinuro una banda
diretta
dall'antico carbonaro Antonio Gallotti trae seco pochi soldati,
distrugge il
telegrafo a segnali. Ad essi unisconsi i fratelli Capozzoli
dì Monte forte,
viventi
banditi dal 21, i fratelli Ricci, pure banditi
e a Cammarota spiegano
la bandiera tricolore; e nei seguenti cinque giorni portano il
movimento a
Licosati, S. Giovanni a Pire Bosco, Montano, Guccuro.
- 1. luglio, me. Da
Napoli è
mandato contro i sollevati del Cilento, con una colonna di truppe, il
maresciallo di campo Francesco Saverio del Carretto, con pieni poteri.
-11. v. Espulsine gli abitanti,
il comandante Del Carretto col fuoco delle artiglierie e con mine fa
demolire
tutto l'abitato del comune di Bosco (Vallo) facendo spargere sale sulle
rovine
ed erigere una colonna d'infamia, per il moto rivoluzionario del 28
giugno.
- 28.
l.
Regio decreto
sopprimente il comune di
Bosco, per
avere parteggiato coi rivoltosi Capozzoli e conip. del Cilento. Il
territorio
di Bosco è unito al Comune di S. Giovanni a Piro; gli
abitanti
di Bosco, potranno
abitare dove vogliano ma mai andare a
ricostruire le demolite abitazioni
in
Bosco (cir.
di Cameretta, ,
distretto di Vallo).
-
13,
agosto ma. A Salerno sono fucilati i preti
patriotti Antonio canonico De Luca e suo nipote don Giovanni, imputati
come
agenti principali nel moto del Cilento.
- 20, me. Pei moti del
Cilento del
giugno sono condannati a morte:
padre
Carlo da Celle, guardiano del convento dei cappuccini di Maratea;
Arcangelo
Bagnini di Palermo, domiciliato in Napoli, impiegato del registro e
bollo;
Domenico Antonio De Luca, commerciante, nato a Licusali, domiciliato a
Napoli;
Angelo Lerro di Omignano, domiciliato a Licusati, proprietario; G. B.
Mazzara
di Licusali, contadino; Giuseppe Bufano dì Polla,
domiciliato in Torre Orsaia;
all'ergastolo: Carmine, Giovanni,
Filippo e Paolo Vallante di Massiccila, contadini; Pasquale d'Urso e
Filippo
Passarelli di Forio, contadini; a 24 anni di ferri: Domenico Bertone,
di Celle,
proprietario; a 10 anni di reclusione: don Domenico De Luca, arciprete
di
Celle; Pietro Bianco, cancelliere dei comune di Montano.
-
27. me.
Nella notte i fuggiaschi
Domenico, Patrizio e Donato Capuzzoli. Francesco Giardella, Pasquale
Rosso,
Antonio Galotti e Domenico Antonio Caterina, sfuggendo alle forze
regie, arrivano
alla marina di Pesto e riescono ad essere raccolti da due barche,
salpando per la Toscana.